“La Corte costituzionale prossimamente sarà chiamata a decidere sulla legittimità del contributo unificato sul ricorso straordinario al Presidente della Repubblica che il governo Berlusconi impose con un decreto legge, interrompendo così la gratuità del rimedio giustiziale che durava da oltre 280 anni. Infatti, il prossimo 17 giugno, sulla Gazzetta Ufficiale, dovrebbe essere pubblicato il testo dell’Ordinanza n. 1452/4/15, pronunciata dalla 4 Sezione della Commissione Tributaria Provinciale di Roma che lo scorso 11 giugno 2015 ha rimesso la questione davanti alla Corte costituzionale che, quindi, dovrà decidere sulla legittimità dell’articolo 37, comma 6 bis del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con modificazioni in legge, con la legge 15 luglio 2011, n. 111, in relazione agli artt. 3 e 24 della Costituzione.
Finalmente! La questione da me sollevata nel 2012 davanti alla Commissione Tributaria Provinciale di Roma per reagire alle pretese economiche del Ministero della Difesa legate alla presentazione di alcuni miei ricorsi straordinari al Presidente della Repubblica è arrivata alla fase più importante. A distanza di quasi due anni dalla pronuncia dell’Ordinanza da parte di giudici tributari ora toccherà al giudice delle leggi decidere se l’azione del legislatore dell’epoca fu corretta o meno.
Sono convinto della positiva conclusione della vicenda che in questi anni mi ha visto solo ed unico protagonista contro l’arroganza del legislatore dell’epoca che, nell’occasione, si è dimostrato più attento alle esigenze dei vertici delle pubbliche amministrazioni che a quelle dei cittadini. A conti fatti, dopo quasi sei anni, l’odioso balzello imposto dal governo Berlusconi, poi aumentato da quello di Monti, non ha portato nessun grande vantaggio alle casse dello Stato ma si è, invece, rivelato come un effettivo impedimento al corretto esercizio del diritto di difesa sancito dall’articolo 24 della Costituzione. In questi anni, sono stati migliaia i cittadini che non potendo permettersi di pagare l’odioso balzello hanno dovuto rinunciare alla loro domanda di giustizia, lasciando talvolta impunita l’arroganza di superiori gerarchici o facendo sopravvivere decisioni assurde e palesemente contrarie alla legge.
Quando decisi di iniziare questa battaglia per il diritto e i diritti e la giustizia erano in molti quelli che la ritenevano già persa in partenza. Io non mi sono arreso e sono andato avanti. Nel 2015, dopo la pronuncia dell’Ordinanza da parte della Commissione Tributaria Provinciale di Roma, a conferma di quanto avevo sostenuto in quella sede, è intervenuto anche il Consiglio di Stato con i Pareri N. 01957 e N. 01958. I giudici amministrativi, rispondendo a specifici quesiti posti da alcune pubbliche amministrazioni, hanno ritenuto apparentemente imperfette le fonti normative oggetto del loro esame e quindi, ricorrendo l’ipotesi di cui all’art. 58 del regio decreto 21 aprile 1942, n. 444 hanno disposto la trasmissione degli emessi pareri al Presidente del Consiglio dei ministri.
I Presidenti del Consiglio dei ministri che si sono succeduti in questi anni si sono ben guardati dall’agire sul tema di grande interesse per tutti i cittadini ed è per questo motivo che oggi rivolgo l’invito tutte le organizzazioni sindacali e di tutela degli interessi collettivi a sostenere la mia battaglia di legalità e giustizia e a costituirsi nel giudizio (Reg. ord. n. 84 del 2017 ) che mi vede come parte davanti alla Corte costituzionale. È una battaglia per il diritto e i diritti, contro l’arroganza di coloro che che fin troppo spesso hanno sottomesso, e sottomettono, la Costituzione approvando leggi ingiuste e discriminatorie. Una battaglia che noi cittadini non possiamo permetterci di perdere. Io voglio vincere, con tutti e per tutti gli italiani che ancora credono nella giustizia, nel diritto e nei diritti.