Guerini, aumento spesa militare, Comellini (PDM): per garantire l’efficienza delle forze armate sarebbe sufficiente anche solo una adeguata programmazione e una reale razionalizzazione delle abbondanti risorse di cui già dispone la Difesa

Ministro è difficile rimettere in moto una macchina che negli ultimi 15 anni è stata completamente trascurata e messa in bella posa in vetrina e sperare che questa funzioni.

Ecco, le nostre forze armate sono come quella macchina con la differenza che non le puoi portare dal meccanico, cambiargli qualche pezzo, dargli una riverniciata e via. Investire nuove e ingenti risorse per cercare di renderle efficienti ed efficaci richiederebbe uno sforzo economico e tempi non compatibili con la situazione attuale e le reali possibilità del nostro paese e sostenere il contrario significa prendere in giro gli italiani. Non ce lo possiamo permettere. Non te lo puoi permettere.

Aumentare la spesa militare oggi è assolutamente inutile se prima non si provvede, tutti insieme, a rivedere le priorità e le oscure regole di scelta e acquisizione dei sistemi d’arma; a fare una programmazione trasparente e una razionalizzazione delle risorse capace di eliminare gli sprechi e quei fantasmagorici e inutili programmi di spesa pluriennale che spesso sono frutto delle manie di grandezza di qualche generale prestato all’industria bellica.

Le plurime e sempre più insistenti richieste di maggiori stanziamenti economici che sedicenti esperti e politici vanno sbandierando a destra e a manca per incrementare il già grasso bilancio della difesa, che nel 2021 ha superato i 28 miliardi di euro, appaiono chiaramente dettate dagli interessi che ruotano attorno all’industria bellica e non da quelli dei cittadini italiani o europei che ancora più di ieri soffrono gli effetti di una crisi globale. Non è difficile comprendere che aumentare la spesa militare è un errore. Per farlo basta leggere con attenzione l’ultimo documento programmatico pluriennale per la Difesa per il triennio 2021-2023. Anche il lettore più distratto capirebbe immediatamente che le nostre forze armate non sono al servizio del Paese ma bensì dell’industria bellica che quest’anno riceverà dal bilancio della Difesa risorse oltre 7.650 milioni di euro, con un incremento di oltre 830 milioni di euro rispetto al 2021.

Una enormità di denaro pubblico che cozza violentemente con le esigue risorse, si fa per dire ma sono solo 1.799,2 milioni di euro per il 2022, destinate al “funzionamento” dello Strumento militare che ricomprende tutte le spese afferenti all’acquisto di beni e servizi per la funzionalità dello Strumento militare ed al mantenimento in efficienza dei mezzi e delle infrastrutture, nonché all’operatività delle unità attraverso la formazione e l’addestramento del personale.

Solo per fare un esempio postresti iniziare conl proporre l’immediata eliminazione dell’ausiliaria che non serve assolutamente a nulla e impiegare gli oltre 400 milioni di euro previsti per il 2022 – saranno oltre 495 il prossimo anno – per garantire più ore di volo ai piloti della nostra Aeronautica oppure più giorni di addestramento al personale dell’Esercito. Oppure, ancora, per le manutenzioni dei mezzi navali ed evitare che un blackout possa mandare alla deriva qualche altra FREMM nel bel mezzo di una missione internazionale.

Ritengo doveroso suggerirti di uscire dal tuo ufficio e andare a farti un po di giri dentro le caserme, sopratutto quelle di periferia dove a volte anche una semplice penna a sfera o una risma di carta diventano un lusso. Vacci senza preavviso e senza il solito codazzo di generali e lacché. Esci dagli schemi delle solite visite guidate da attempati ciceroni pluridecorati e perfettamente addestrati nell’arte del “signorsi il rancio è ottimo e abbondante” e che forse non hanno mai imbracciato un’arma; ascolta le critiche, anche le più aspre, dell’ultimo soldato intento a ramazzare la piazza d’armi e ti accorgerai che la stragrande maggioranza dei militari non è in grado di sostenere un addestramento al combattimento in un semplice poligono, figuriamoci un’attività operativa in uno scenario di guerra dove le bombe di mortaio e le pallottole sono vere.

Ti invito a leggere, se già non lo hai fatto,  anche l’ordine del giorno con il quale già nel dicembre del 2012, coi deputati Radicali, chiedemmo al Parlamento azioni concrete per impegnare il Governo “alla promozione in sede europea di una iniziativa per la creazione di un esercito comune europeo con funzioni e organizzazione subordinate ai principi dell’Unione, secondo una logica di maggiore razionalizzazione delle risorse singole e collettive”. Se quella nostra richiesta all’epoca non fosse stata bocciata oggi, forse, la situazione non sarebbe così drammatica e tu non saresti costretto ad andare in giro ad elemosinare risorse che non ci sono.

Sono certo che saprai trovare dei validi spunti di riflessione per fare, e proporre al Governo, le scelte più giuste per il paese, per tutti gli italiani e per tutti quei militari che oggi ascoltano le tue parole con crescente perplessità e preoccupazione.