Sospese fino al 20 gennaio le funzioni speciali: indagini a rischio con l’obbligo di riferirle ai responsabili gerarchici, che riferiranno poi ai politici
di Luca Marco Comellini (per Tiscali.it)
Il Corpo forestale dello Stato è nato il 15 ottobre 1822 ha cessato di esistere alla mezzanotte del 31 dicembre scorso . Dopo poco più di 194 anni di storia, dal 1 gennaio 2017 a seguito dell’attuazione della legge Madia di riforma della pubblica amministrazione, il personale e le funzioni del prestigioso Corpo sono state trasferite quasi interamente all’Arma dei carabinieri. Con l’arrivo del primo gennaio 2017 i forestali hanno capito che quella che li sta interessando ormai da tempo non è solo una semplice riforma, uno spostamento di personale, competenze e mezzi da una amministrazione all’altra, è una vera e propria epurazione: una cancellazione sistematica di ogni loro simbolo o anche del solo ricordo della loro prestigiosa e lunga storia. Un’azione di pulizia attuata col più rigoroso – e non per questo efficiente e rapido – metodo militare che sta avvenendo nel più totale disinteresse delle massime cariche dello Stato.
L’Arma contro i sindacati
Capodanno è passato e dal vertice militare del nuovo comando dei carabinieri-forestali parte l’ordine di oscurare tutte le bacheche sindacali. L’ordine è eseguito immediatamente, come dimostra chiaramente la foto pubblicata dal deputato pentastellato Massimiliano Bernini sulla sua pagina Facebook. L’immagine che ritrae le bacheche degli avvisi e delle comunicazioni delle diverse organizzazioni sindacali che fino allo scorso 31 dicembre operavano presso la sede dell’ex Ispettorato Generale del Corpo Forestale dello Stato in Via Giosuè Carducci n.5 a Roma, coperte con dei cartoni neri è inquietante. «Per quanto riguarda le bacheche sarebbe bastato rimuoverle o svuotarle degli ultimi comunicati e appelli alla ragione lanciati dalle sigle sindacali negli ultimi giorni di lotta, ma il segnale che evidentemente hanno voluto dare i nuovi capi è stato quello della censura più assoluta» ci dice un forestale che ci chiede l’anonimato e che ha poi concluso: «hanno voluto coprire tutto con un cartone nero perché il messaggio deve essere chiaro a tutti: ora siete carabinieri i diritti non esistono».
La cancellazione di una memoria storica
Anche il saluto “Benvenuti Carabinieri Forestali, vi accogliamo con animo fiero e genuino entusiasmo” che il generale di corpo d’armata Antonio Ricciardi, neo comandante dei forestali-carabinieri ha voluto rivolgere agli oltre 7000 forestali che forzatamente sono stati fatti transitare nell’Arma, nonostante le belle frasi ad effetto e di circostanza, ha definitivamente messo la parola fine alla storia del Corpo forestale dello Stato e ricordato a tutte le nuove reclute che ora loro sono “Carabinieri” e che al posto dei diritti e delle azioni sindacali c’è la “rappresentanza militare” il cui compito è solo quello di suggerire e ogni tanto chiedere, purché sommessamente. Carabinieri a cavallo al posto dei Forestali. Nello stabile ormai occupato il nuovo capo, tra le mille difficoltà e le urgenti priorità per non interrompere il regolare svolgimento delle funzioni passategli dell’ex Corpo forestale, oltre a premurarsi di sostituire la targa all’ingresso dello stabile ha ben pensato di rimuovere anche le immagini dei forestali all’opera nei boschi e sulle montagne che erano in bella vista nel cortile interno per sostituirle con un gigantesco murales che ritrae “la carica dei carabinieri a cavallo”.
“Riferire con la massima urgenza”
Riferire le indagini ai superiori. Il vento è cambiato e i Forestali l’hanno capito anche dal linguaggio usato nelle prime disposizioni impartite da alcuni comandanti territoriali tra cui spicca quella di dover riferire “con la massima urgenza consentita ogni notizia o fatto di rilievo al proprio superiore gerarchico”. Quindi anche le indagini in corso, proprio come prevede una norma contenuta nel decreto legislativo approvato lo scorso 19 agosto in materia di razionalizzazione delle funzioni di polizia e assorbimento del Corpo forestale dello Stato fortemente voluto dal Partito Democratico: «I responsabili di ciascun presidio di polizia interessato, trasmettono alla propria scala gerarchica le notizie relative all’inoltro delle informative di reato all’autorità giudiziaria, indipendentemente dagli obblighi prescritti dalle norme del codice di procedura penale». Ora i “carabinieri forestali” dovranno riferire le loro indagini sull’ambiente e le ecomafie ai superiori che le riferiranno ai vertici militari che, a loro volta, le potranno riferire ai vertici politici.
Sospensione delle funzioni
Le funzioni di polizia sospese fino al 20 gennaio. Lo scoccare del capodanno ha visto gli ormai “ex” forestali confrontarsi con i primi problemi: dai ritardi nelle distribuzioni delle uniformi e dei cambi delle insegne e delle livree dei mezzi, a quelli difficilmente risolvibili nel breve termine della sostituzione delle targhe dei mezzi o della immatricolazione militare e delle relative coperture assicurative, alle dotazioni degli armamenti che continueranno a detenere senza averne titolo almeno fino al 20 gennaio prossimo quando entrerà in vigore il tardivo decreto della Ministra della difesa Pinotti che ha prorogato la validità, fino al 31 dicembre 2017, delle “tessere personali di riconoscimento per l’esercizio di funzioni speciali” ancora in possesso del personale del disciolto Corpo Forestale dello Stato. Una cosa non da poco che espone i neo “forestali-carabinieri” a una pericolosa sospensione delle loro funzioni che potrebbe avere anche ben altre conseguenze sul piano della validità degli atti compiuti o delle indagini svolte in questo periodo.
No alle regole militari
Ciò che desta maggiore preoccupazione, scrivono nelle loro ultime comunicazioni sindacali i segretari generali del Sapaf, Marco Moroni e dell’UGL, Danilo Scipio, è la difficoltà del personale, da sempre inquadrato secondo le regole dell’ordinamento civile, unica forza di polizia a poter scioperare, ad adattarsi alle regole militari e alla disciplina che vietano in modo assoluto ogni forma di tutela dei diritti dei lavoratori. «Da domani – scrive Marco Moroni sul suo profilo facebook – inizierà un nuovo paragrafo del nostro bel libro, ci saranno altri luoghi ed altre occasioni dove incontrarci e dove condividere i nostri ideali, sfruttando anche i social, come Facebook e WA, per andare oltre il sindacato ma sempre nello spirito Forestale che mi ha contraddistinto in questi anni. Non a caso sono tra i fondatori dell’associazione Unforced.».
Sindacati ancora sulle barricate
Fin dai primi passi della riforma Madia nelle aule parlamentari le associazioni sindacali del Corpo forestale dello Stato sono salite sulle barricate per evitare lo smembramento della loro Istituzione e l’assoggettamento della maggiore parte del personale alla militarizzazione forzata. Ragione per cui diverse migliaia di iscritti ai sindacati hanno presentato ricorsi davanti ai tribunali Amministrativi di tutta Italia i cui esiti, almeno per quanto riguarda i provvedimenti cautelari, dopo alcune positive pronunce di merito che hanno messo in discussione gran parte e il fondamento della riforma Madia, sono attesi già dal prossimo 10 gennaio.