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Categoria: Attualità
Fac-simile domanda accesso atti analisi acqua destinata al consumo umano utilizzata a bordo delle navi della Marina militare
Allo stato maggiore della Marina Militare.
Oggetto: istanza accesso agli atti ai sensi e per gli effetti della legge 241/90.
Sui diritti sindacali dei militari il M5S ha le idee poco chiare oppure risponde ai desiderata dei vertici militari
Oggi il M5S ha diffuso un comunicato sulla questione dell’incostituzionalità del divieto per i militari di costituire associazioni di categoria a carattere sindacale che si conclude inaspettatamente con questa frase: «Ci auguriamo che si possa aprire quanto prima un dibattito parlamentare in grado di riprendere in mano l’iter che si era miseramente arenato nella scorsa legislatura e che si possa approvare la riforma della rappresentanza militare attesa da oltre vent’anni dal comparto». Leggi tutto “Sui diritti sindacali dei militari il M5S ha le idee poco chiare oppure risponde ai desiderata dei vertici militari”
DIFESA, PDM: FINALMENTE SONO UNA REALTA’ I DIRITTI SINDACALI TANTO TEMUTI DAI GENERALI E DAI SATRAPI DEL COCER
Finalmente i militari potranno esercitare i diritti sindacali e costituire le proprie associazioni di categoria al pari del personale delle forze di polizia.
Dopo anni di incessanti battaglie nelle aule parlamentari durante i quali ci siamo scontrati con servi e servitori dei generali, satrapi di ogni specie e pietitori di proroghe, professionisti della forfettaria (indennità di missione riservata ai soli delegati del Cocer), rivolgiamo un sentito ringraziamento ai Giudici della Corte che finalmente hanno cancellato quel perverso divieto che fino ad oggi ha costretto i più fedeli servitori della Patria nella condizione di minus habentes.
Un sentito ringraziamento va anche a quei militari che hanno portato avanti la loro battaglia di giustizia e legalità nelle sedi giurisdizionali e fino al cospetto della Consulta.
Ora i cittadini in divisa facciano un saggio uso di questo loro nuovo diritto a cominciare dal diffidare di tutti quei delegati della Rappresentanza militare che in questo ultimo decennio li hanno più volte calpestati svendendone i diritti, le carriere e la dignità economica per compiacere i vertici militari e la Ministra della difesa Roberta Pinotti che come esponente di un sedicente partito democratico ha fatto del suo meglio per negare e sopprimere ogni forma di dissenso o aspirazione sindacale.
Adesso la parola passa al legislatore a cui siamo pronti a dare la nostra chiarissima proposta di legge affinché anche per i militari valgano le regole che fin dal 1981 disciplinano le attività sindacali per il personale della Polizia di Stato.
Per concludere un affettuoso pensiero lo rivolgiamo ai tanti ex forestali e all’Associazione Unforced che nell’Arma dei carabinieri, nella quale sono stati costretti da una scellerata riforma, ora avranno il compito e il privilegio di insegnare i diritti e garantire ogni possibile forma di tutela sindacale ai loro colleghi dell’Arma che fino ad oggi sono stati alla merce del Cocer.
Lo dichiarano Luca Marco Comellini , Segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (PDM) e Maurizio Turco, già deputato, membro della presidenza del Partito Radicale.
Facciamo chiarezza sulle “acque di bordo”: Il re è nudo.
In merito alla questione delle acque destinate al consumo umano a bordo della Nave Magnaghi l’ammiraglio Marzano ha fatto del suo meglio per dare la sua versione dei fatti. Versione che a mio avviso non solo è sicuramente incompleta ma è anche assolutamente carente dal punto di vista dell’interesse alla tutela offerta nel tempo (dal 2001 ad oggi) agli equipaggi che lo stesso alto ufficiale ha definito una priorità della forza armata. E la situazione sulle altre navi quale è? Leggi tutto “Facciamo chiarezza sulle “acque di bordo”: Il re è nudo.”
Aeronautica militare, Comellini (Pdm): Piena soddisfazione per assoluzione ex Capo stato maggiore Preziosa
Non mi ha assolutamente sorpreso la sentenza di assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste” pronunciata lo scorso lunedì 26 marzo dal Tribunale militare di Roma nei confronti del generale Pasquale Preziosa, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare, del generale Gianpaolo Miniscalco e del colonnello Antonio Di Lella. La teoria del complotto ai danni dell’altro generale della stessa forza armata, Carlo Magrassi, all’epoca dei fatti consigliere militare di Renzi e ora Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti, si è rivelata priva di ogni fondamento. Fin dall’inizio di questa triste vicenda sono sempre stato convinto dell’assoluta correttezza dell’azione di comando del generale Preziosa che nulla aveva fatto se non il proprio dovere.
Preziosa è stato la vittima eccellente di un sistema politico malato capace di manipolare fatti e persone e di piegare ai propri interessi e scopi la verità e la legge fino al punto di indurre in errore anche i componenti della Procura militare di Roma la cui competenza e ed esperienza sono ben noti.
Coloro che come me hanno avuto modo di seguire l’intero processo, durato quasi due anni, hanno potuto apprezzare il grande lavoro svolto dal Tribunale Militare di Roma, nell’occasione presieduto dal Giudice Elisabetta Tizzani, che con estrema perizia e competenza ha saputo condurre e portare a termine il difficile processo e ristabilire quella verità, il fatto non sussiste, che forse era già nota a tutti fin dalle prime udienze e che poi ha trovato ampie conferme nelle deposizioni di alcuni testimoni richiesti dalla Procura.
Adesso, alla luce di questa sentenza di piena assoluzione, sarà interessante capire gli sviluppi che potrebbero esserci nei prossimi mesi. Il generale Pasquale Preziosa sarà mio graditissimo ospite giovedì 29 marzo a Radio Radicale nell’ambito della trasmissione Cittadini in divisa che andrà in onda lunedì 2 aprile alle ore 23.00.
Donne attenzione: nell’Arma alle vittime di molestie è vietato parlare
Lo scorso 10 marzo nell’ambito della trasmissione di Rai 3, Presa Diretta condotta da Roberto Iacona, è stato trasmesso un servizio di Giulia Bosetti sul caso della carabiniera Angela Aparecida Rizzo, costituitasi parte civile nel processo contro Luigi Ruggiero, maresciallo A.s.UPS CC per il reato di minaccia ad inferiore aggravata e continuata. Lo scorso 12 dicembre al termine dell’udienza dibattimentale nel corso della quale i testimoni hanno confermato le particolari attenzioni e molestie subite dalla Rizzo, assistita dagli Avvocati Giorgio Carta e Maria Laura Perrone, la Corte Militare di Appello di Roma ha confermato la condanna a nove mesi di reclusione nei confronti dell’imputato Ruggiero, oltre al pagamento delle spese processuali e del risarcimento alla parte civile.
A margine dell’udienza processuale ripresa dalla telecamere di “Presa Diretta” Angela Rizzo aveva poi rilasciato alcune dichiarazioni sulla vicenda processuale. Per quell’intervista nei giorni scorsi, l’Arma dei Carabinieri ha avviato nei confronti della carabiniera Angela Aparecida Rizzo un procedimento disciplinare per l’irrogazione di una sanzione disciplinare diversa dalla consegna di rigore.
L’azione disciplinare che l”Arma dei carabinieri ha voluto avviare nei confronti della carabiniera Rizzo è un pessimo segnale per tutte le donne delle forze armate.
Sottoporre la vittima di molestie ad un procedimento disciplinare appare chiaramente come uno squallido sistema monito per richiamare all’ordine del silenzio non solo la Rizzo ma anche tutte le altre donne che quotidianamente nel chiuso delle caserme sono vittime di aggressioni a sfondo sessuale da parte di colleghi e superiori di grado. Angela ha avuto il coraggio di denunciare pubblicamente le molestie subite ma l’Arma, invece di affrontare il problema per garantirgli maggiori tutele, ha ben pensato di procedere disciplinarmente ritenendola colpevole di non aver chiesto l’autorizzazione e di aver leso il prestigio della Benemerita. La carabiniera Rizzo non è né la prima né sarà l’ultima e per quanto ci riguarda oggi più di ieri ci impegneremo a dare la massima assistenza a tutte le donne militari che decideranno di reagire alle prevaricazioni e alle intimidazioni e alle molestie che sono costrette a subire nei luoghi di lavoro. Il caso di Angela solleva anche un secondo problema. Infatti il codice penale militare di pace (c.p.m.p.), nonostante le donne siano nelle forze armate fin dal 2000, non prevede come reato le molestie o la violenza sessuale e quindi, semmai, come avvenuto nel caso della carabiniera Rizzo, l’imputato viene generalmente giudicato e condannato per reati come la minaccia o l’ingiuria che prevedono pene irrisorie rispetto a quelle previste in caso di condanna per violenza o molestie sessuali. Colgo quindi l’occasione per rivolgermi all’Associazione Nazionale Magistrati Militari e al suo Presidente dr. Gabriele Casalena, affinché valuti la possibilità di realizzare iniziative comuni al fine di sollecitare il legislatore a dare vita a quella riforma della giustizia militare e dei codici che ormai appare sempre più irrinunciabile.
Acqua di bordo destinata all’uso umano: ferma Nave Magnaghi, dubbi anche sulle unità navali dell’Arsenale di Taranto
Perché il vertice della Marina militare ancora non ha reso pubblici i risultati delle analisi delle acque destinate al consumo umano utilizzate a bordo delle navi della sua flotta?
Il personale imbarcato ha, o non ha, il diritto di sapere se l’acqua che ha bevuto ed utilizzato lavarsi e per cucinare è conforme o meno alle prescrizioni stabilite dal decreto legislativo 31/2001?
Come già avvenuto in passato, anche questa volta verrà avviata la solita caccia alle streghe per scovare un colpevole e quindi poterlo processare nella convinzione che punirne uno per educarne altri cento al silenzio e all’omertà sia il solo metodo per mettere a tacere l’opinione pubblica e la crescente preoccupazione tra il personale, oppure si provvederà alla completa e sicuramente più opportuna verifica delle acque di bordo destinate al consumo umano e quindi alla successiva bonifica di tutte le navi che compongono la flotta della forza armata?
Si procederà finalmente a dare ai comandanti delle unità navali le immediate disposizioni affinché, nella loro veste di datore di lavoro, provvedano ad assolvere gli obblighi di aggiornamento dei documenti di valutazione del rischio e di corretta informazione derivanti dal decreto legislativo 81/2008 anche attraverso la pubblicazione dei risultati delle analisi delle acque destinate al consumo umano oppure continueranno a dispensare al personale imbarcato gli ammonimenti sulle consegne del silenzio e sull’esistenza delle procure militari così come avviene ancora oggi?
Sono queste le domande che rivolgo al Capo di stato maggiore della Marina militare, ammiraglio Valter Girardelli, perché oggi, ancora più di ieri, ritengo inaccettabile che gli oltre 30mila uomini e donne della forza armata non possano avere la certezza che sia stata fatta e si stia facendo ogni possibile azione per garantire la massima tutela della loro salute e della loro sicurezza sul luogo di lavoro.
Sono pienamente convinto che l’ammiraglio Girardelli, in quanto capo della Marina militare, abbia il dovere, se non quello giuridico sicuramente quello morale, di rassicurare coi fatti e non con le parole gli uomini e le donne che quotidianamente garantiscono la sicurezza nei nostri mari e ciò, al momento, può essere fatto solo con l’immediata pubblicazione dei risultati delle analisi effettuate sulle acque destinate al consumo umano a bordo di tutte le navi della forza armata.
All’ammiraglio Girardelli, sicuramente è noto il caso della Nave Magnaghi, già salita all’onore delle cronache nel 2016 quando la missione che l’avrebbe dovuta condurre ad operare davanti alle coste del Libano fu improvvisamente annullata a causa della non conformità all’uso umano delle acque di bordo. Bene, in questi gironi l’attività della medesima nave è stata nuovamente annullata e sempre per lo stesso problema. La notizia mi conforta. Ben vengano queste decisioni per tutelare la salute del personale imbarcato.
Il problema che affligge, talvolta anche in modo cronico, le navi della Marina militare è ormai di dominio pubblico. Le rassicuranti dichiarazioni sulla salubrità dell’acqua di brodo che tutti abbiamo potuto leggere nei comunicati ufficiali della forza armata si sono infrante contro con l’innegabile realtà dei fatti. Nel solo Arsenale di La Spezia le navi Margottini, Fasan, Rizzo, Alghero, Grecale, Elettra e chissà quante altre hanno avuto, o hanno ancora, problemi di conformità all’uso umano delle acque utilizzate a bordo dagli equipaggi. Tuttavia, il fatto che dal primo di marzo scorso il laboratorio analisi presso il DMML spezzino, contrariamente a quanto avveniva in passato, non formula più i giudizi di idoneità sulle acque di bordo, se per un verso non mi stupisce, ma del resto come avrebbe potuto superare l’atavica inadeguatezza alle vigenti norme e l’assenza delle previste certificazioni, dall’altro mi conforta e mi porta a credere che finalmente la forza armata abbia deciso di affidare l’esecuzione dei controlli di laboratorio alle istituzioni sanitarie, competenti, accreditate e certificate.
I problemi di conformità delle acque di bordo che affliggono le navi dell’arsenale di La Spezia sicuramente angosciano anche quelle che fanno base presso gli arsenali di Taranto e di Augusta. A Taranto, solo per fare un esempio, mi risulta che le analisi siano effettuate dal laboratorio dell’Ospedale militare della forza armata che, tuttavia, non solo risulta sprovvisto delle necessarie certificazioni ma che, inoltre, opererebbe secondo le previsioni della direttiva emanata nel 2010 dalla locale Direzione di sanità e non, invece, secondo quanto disposto dalla recente disposizione del Comando della Squadra Navale (CINCNAV), datata 12 luglio 2016, che da puntuale applicazione ai decreti legislativi 31/2001 e 81/2008.
Comprendo che per una organizzazione militare complessa come lo è la Marina può essere difficile recuperare 17 anni di mancanze e ritardi ma ciò non esclude precise responsabilità nell’applicazione delle vigenti disposizioni di legge. Per questo motivo oggi, ancor più di ieri, ritengo sia doveroso da parte dell’ammiraglio Girardelli fare immediata chiarezza sullo stato delle acque destinate al consumo umano e rendere pubblici i risultati delle analisi effettuate a bordo di tutte le navi della forza armata, dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo 31/2001 ad oggi e ciò, al di là delle belle parole di convenienza, per rassicurare in modo certo e concreto il personale e i loro familiari. In mancanza di tali chiarimenti nei prossimi giorni darò mandato all’Avvocato Giorgio Carta per porre in essere ogni azione che riterrà utile per tutelare la salute del personale della forza armata.
(foto:www.marina.difesa.it)
Legionella su Nave Margottini, intervenga la Procura e ponga sotto sequestro l’intera flotta della Marina militare
“Non far rientrare in Italia la Fregata Europea Multi Missione (FREMM) Carlo Margottini significa voler concretamente esporre l’intero equipaggio al rischio di poter contrarre la legionella o altre patologie connesse all’utilizzo di acqua potenzialmente non conforme all’uso umano.
A bordo della Nave Margottini ci sono oltre 160 tra uomini e donne ma sembra che questo particolare non preoccupi più di tanto l’ammiraglio Girardelli a cui, evidentemente, interessa solo il buon esito della missione antipirateria che non ha esitato a definire “occasione importante per promuovere in modo integrato il “Sistema Italia” affiancando e supportando le attività delle grandi rappresentanti dell’industria nazionale”.
A questo punto, visto il disinteresse dei vertici militari sulla questione delle acque destinate al consumo umano a bordo che inevitabilmente interessa tutte le unità navali della Marina militare e che, tra l’altro, ancora non sono stati resi pubblici i risultati delle analisi effettuate dal 2001 ad oggi, come ho espressamente chiesto, credo che la questione vada urgentemente sottoposta al vaglio delle competenti autorità giudiziarie. Queste ultime, diversamente dal vertice della Marina militare e dalla silente ministra della difesa, Roberta Pinotti, mi auguro vorranno disporre il sequestro preventivo dell’intera flotta della Marina Militare al fine di tutelare la salute degli oltre trentamila appartenenti alla forza armata.
La mia richiesta non deve sembrare una cosa fuori luogo perché, lo ricordo a me stesso, nel recente passato gli inquirenti, al fine di tutelare altri militari, in quel caso si trattò dei piloti dell’Aeronautica militare, disposero il sequestro dell’intera flotta di AMX.”