In merito alla questione delle acque destinate al consumo umano a bordo della Nave Magnaghi l’ammiraglio Marzano ha fatto del suo meglio per dare la sua versione dei fatti. Versione che a mio avviso non solo è sicuramente incompleta ma è anche assolutamente carente dal punto di vista dell’interesse alla tutela offerta nel tempo (dal 2001 ad oggi) agli equipaggi che lo stesso alto ufficiale ha definito una priorità della forza armata. E la situazione sulle altre navi quale è?
Meno male che adesso si fanno le analisi che si sarebbero dovute fare fin dal 2001. Meno male che la Marina militare ha preso coscienza del gravissimo problema che potrebbe avere ricadute in termini di danni per il personale che ora non sono né prevedibili né quantificabili come non lo furono quelli per le patologie correlate all’amianto che poi, però, nel tempo si rivelarono devastanti per la forza armata.
Riguardo alle affermazioni di Marzano non so chi gli abbia preparato gli appunti per la conferenza ma sicuramente non ha fatto bene il suo lavoro, o meglio lo ha fatto benissimo per continuare a sostenere la verità che più fa comodo alla Marina militare: è tutto a posto, #nulladanascondere. Una verità che però la forza armata non è in grado di dimostrare in alcun modo perché i pochi fogli che Marzano è stato in grado di sventolare sotto al naso dei giornalisti presenti, senza però consegnargliene copia, riportano i dati di alcune non meglio precisate analisi che sarebbero state fatte in date imprecisate, forse addirittura in questi ultimi giorni, da un laboratorio privato mentre sembra essergli sfuggito che la mia richiesta di avere copia delle analisi delle acque di bordo riguarda tutte le navi della Marina dal 2001 in poi e non solo quelle recentissime della Nave Magnaghi.
Ormai è noto che i laboratori della Marina militare non sono accreditati presso ACCREDIA, l’Ente unico designato dal Governo 2009, che non sono in possesso di adeguata strumentazione e che non vi opera personale appositamente qualificato. Allora la domanda per l’ammiraglio Marzano e per il suo capo Girardelli è semplice: invece di fare conferenze stampa che nulla chiariscono e nulla dimostrano perché non mi date le copie delle analisi che vi ho chiesto ai sensi e per gli effetti della legge 241/90 già da tempo?
Al termine della conferenza e ancora oggi, leggendo quei pochi articoli di stampa pubblicati, amaramente ho dovuto prendere atto della spocchia dell’ammiraglio Marzano, del perdurante silenzio del Capo di stato maggiore della Marina militare ammiraglio Girardelli e della loro evidentemente comune convinzione che in quanto posti al vertice dell’organizzazione militare il loro operato debba in ogni circostanza ritenersi immune da censure o critiche e che la loro parola sia più credibile delle mie denunce o di quelle sicuramente più stringenti fatte dal maresciallo infermiere dott. Emiliano Boi. L’ammiraglio Marzano evidentemente ha ritenuto che la documentazione attestante la non conformità all’uso umano delle acque utilizzate dal personale imbarcato sulla nave Magnaghi negli anni 2016 – 2017, consegnata al comandante della predetta unità navale da Luigi Pelazza nel corso del servizio de Le Iene trasmesso lo scorso 4 aprile, potesse essere smentita con la semplice esibizione di alcuni foglietti (presumibilmente analisi) che in vero nulla chiariscono e nulla dimostrano se non la consapevolezza dello stesso vertice militare di essere stato colto in fallo.
Ora gli ammiragli stanno cercando ci correre ai ripari nel timore di dover affrontare un problema che nella migliore delle ipotesi potrebbe essere di interesse delle autorità giudiziarie per gli aspetti connessi alla pregressa e forse anche attuale esposizione del personale imbarcato al concreto rischio di aver utilizzato (e forse utilizzare ancora) acqua non conforme all’uso umano e quindi alle possibili conseguenze per l’integrità della loro salute. Per questi motivi ritengo indispensabile ricordare, anche al fine di evitare che agli operatori della pubblica informazione siano propinate notizie incomplete e/o volutamente orientate verso il classico “è tutto a posto” o il più moderno “#nulladanascondere”, che:
- la normativa nazionale per stabilire l’idoneità al consumo umano dell’acqua, dove per consumo umano si intende qualsiasi uso: uso bevanda, alimentare e igiene personale, è il d.lgs. 31/2001 ed i parametri “minimi” da ricercare, cioè microbiologici, chimici, indicatori ed emergenti, sono consultabili sul sito del Ministero della Salute al seguente link, http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4464&area=acque_potabili&menu=controlli , ove peraltro sono reperibili anche le schede informative legate ai rischi per la salute di ogni singolo parametro.
- i laboratori della Marina militare non risultano essere accreditati presso l’Ente unico nazionale di accreditamento designato nel 2009 dal Governo (ACCREDIA), non sono dotati delle attrezzature idonee all’esecuzione delle analisi secondo le prescrizioni di cui al citato d.lgs. 31/2001 né vi opera personale della forza armata in possesso dei titoli abilitanti all’attività di laboratorio. È da notare che tali mancanze assumono una fondamentale rilevanza per la dimostrazione del soddisfacimento sia dei requisiti tecnici che di quelli relativi al sistema di gestione, necessari per offrire dati e risultati accurati e tecnicamente validi per specifiche attività di prova, di analisi e di taratura. (https://www.accredia.it/accreditamento/).
- la direttiva 2015/1787/CE integra e modifica gli allegati II e III della direttiva 98/83/CE, introducendo l’obbligo di accreditamento sulla base della norma UNI CEI EN 17025, dei laboratori designati dalle autorità competenti degli Stati membri, per i controlli sulle acque potabili, modificando le caratteristiche di prestazione già stabilite per i metodi di analisi. Tra l’altro, sono ridefiniti i metodi standard per i controlli microbiologici sulle acque e, nell’ambito delle caratteristiche di prestazione per i metodi chimici, è introdotto il criterio del limite di quantificazione e dell’incertezza, come misura associata al metodo. http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4529&area=acque_potabili&menu=controlli
- per quanto riguarda le direttive emanate nel tempo dalla Marina militare occorre precisare che: a) la direttiva di MARISAN LA SPEZIA (Direzione di sanità della Marina militare di La Spezia) del 2004, che al punto n.2 specificava (paradossalmente) che il d.lgs. 31/2001 era stato pensato per realtà non militari (quasi come se la salute dei militari fosse diversa dai civili) ritenendo inevitabile il mantenimento della distinzione tra acqua da bere e l’acqua destinata a scopi alimentari e igiene personale (distinzione contraria al d.lgs. 31/2001). Gli unici controlli garantiti sono citati al punto n. 10 (elusi tutti i restanti parametri del d.lgs. 31/2001, pure quelli chimici quindi..) Tale normativa interna è stata seguita dal Laboratorio analisi del Dipartimento militare di medicina legale di La Spezia, per il giudizio di idoneità delle acque delle navi della Marina militare della base navale di La Spezia. Non sono noti, in quanto non disciplinati dalla Direzione di sanità territoriale, i parametri analizzati dal Laboratorio analisi del DMML LA SPEZIA dal 2001 (entrata in vigore del d.lgs 31/2001) al 2004 (anno di emanazione della direttiva di MARISAN LA SPEZIA); b) la direttiva di MARISAN TARANTO (Direzione di sanità della Marina militare di Taranto) del 2010, che pur apparentemente recependo il d.lgs. 31/2001 non contempla tutti i parametri minimi dello stesso è stata seguita dai Laboratori analisi del Centro Ospedaliero Militare di Taranto e dell’Infermeria Presidiaria di Augusta per il giudizio di idoneità delle acque delle navi delle basi navali di Taranto e Augusta. Non sono noti, in quanto non disciplinati prima dalla Direzione di sanità territoriale, i parametri analizzati dai Laboratori analisi di Taranto e Augusta dal 2001 (entrata in vigore del d.lgs. 31/2001) al 2010 (anno di emanazione della direttiva di MARISAN TARANTO); c) la direttiva di CINCNAV (Comando della squadra navale di Roma) del 2016 viene emanata nel luglio 2016, un mese dopo l’articolo su Tiscali a mia firma con il quale denunciai l’allarmante situazione. Nello stesso mese la Procura militare di Verona aprì il fascicolo per individuare il militare che mi aveva inviato i telegrammi attestanti le deficienze del laboratorio militare di La Spezia. Tale normativa interna prevede al punto n. 8 che qualora parte degli esami non fosse effettuabile presso i laboratori di forza armata dovranno essere poste in essere le azioni amministrative per l’autorizzazione al controllo esterno. I laboratori militari di La Spezia, Taranto e Augusta non possiedono tutte le apparecchiature per poter fare i controlli completi.
Nei tanti comunicati diffusi dalla forza armata in questi ultimi mesi relativamente alla questione della conformità delle acque destinate all’uso umano abbiamo potuto leggere anche la sigla “HACCP” (Hazard Analysis and Critical Control Points) e di rigorosi controlli che sarebbero effettuati con metodo sulle unità navali. Al riguardo tuttavia occorre rilevare che malgrado le disposizioni della Marina (*), in tema di salubrità degli alimenti, non citino i controlli di laboratorio HACCP, nell’ambito delle misure di autocontrollo che ogni azienda produttrice di alimenti deve mettere in atto, rientrano anche le attività di campionamento e di analisi, per le quali gli operatori del settore alimentare (OSA) devono avvalersi del supporto di laboratori di autocontrollo. Per gli operatori del settore alimentare (OSA), comprese quindi le imprese alimentari presso le Unità Navali, c’è l’obbligo di garantire che tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione degli alimenti sottoposte al loro controllo soddisfino i pertinenti requisiti di igiene. Anche in questo caso i laboratori di autocontrollo devono essere accreditati, secondo la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025, per le singole prove o gruppi di prove, da un organismo di accreditamento riconosciuto e operante ai sensi della norma UNI CEI EN ISO/IEC 17011 e devono essere iscritti in appositi elenchi regionali aggiornati periodicamente e accessibili da parte delle imprese alimentari. Il decreto del 22 dicembre 2009, firmato anche dal Ministro della difesa La Russa, con cui è stato designato ACCREDIA quale unico organismo nazionale italiano autorizzato a svolgere attività di accreditamento dei laboratori riguarda quindi anche i protocolli HACCP. http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4596&area=sicurezzaAlimentare&menu=igiene http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/dettaglioAtto?id=55839&articolo=3
Come è già stato abbondantemente provato, la presenza della “legionella” a bordo delle navi della Marina militare non è un fatto raro e l’esecuzione dei prelievi dei campioni di acqua da sottoporre ad analisi sono eseguite nella quasi totalità dei casi da personale operante a bordo delle navi, quindi non in possesso di particolari abilitazioni professionali o/e tecniche. Quindi appare ancor più disarmante il fatto che le “Linee guida sul campionamento dell’acqua per la ricerca della legionella”, oggi ancora reperibili sul sito intranet dell’Ospedale militare di Taranto, citino quale riferimento normativo le superate Linee Guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi pubblicate in G.U. Del 05/05/2000. La Conferenza Stato-Regioni, infatti, nella seduta del 7 maggio 2015 le ha aggiornate tenendo conto del d.lgs. 81/2008, ricomprendendo, peraltro, le “Linee guida recanti indicazioni ai laboratori con attività di diagnosi microbiologica e controllo ambientale della legionellosi” (G.U. n 28 del 4 Febbraio 2005 e G.U. n 29 del 5 Febbraio 2005). I tecnici della prevenzione addetti al campionamento le cui funzioni, come detto, in Marina vengono delegate ad altro personale e, più in generale, gli addetti alla manutenzione degli impianti idrici e , capaci di generare aerosol potenzialmente contaminati, devono ritenersi a maggior rischio di esposizione alla legionella. I campioni in cui essa può essere presente, devono essere maneggiati da personale esperto operando con appropriati dispositivi di protezione individuale che non sono di certo quelli elencati nelle linee guida dell’Ospedale militare di Taranto. http://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_2_1.jsp?lingua=italiano&id=2362
(*) Disposizioni della Marina
1. Nel dicembre 2014 lo Stato Maggiore Marina (MARISTAT) pubblica la Circolare SMM 1040 “DIRETTIVA PER LA GESTIONE ED IL CONTROLLO DELLE IMPRESE ALIMENTARI”;
2. Nel 2015 L’Ispettorato di sanità della Marina militare (MARISPESAN) pubblica il Manuale di corretta prassi igienica nell’ambito della ristorazione collettiva militare e delle imprese alimentari;
3. Ad ottobre del 2016 il Comando della squadra navale (CINCNAV) pubblica la Direttiva tecnica per l’attuazione delle linee guida dell’Ispettorato di sanità della Marina militare (Manuale di corretta prassi igienica per la ristorazione collettiva militare e delle imprese alimentari militari);
4. Il 16/12/2016 il CINCNAV avvisa le unità navali, a mezzo messaggio telegrafico, che è stata pubblicata la Direttiva tecnica per l’attuazione delle linee guida di MARISPESAN;
5. In data 13/07/2017, con foglio n. 3428, l’Ispettorato di sanità della Marina militare, autorità sanitaria presso Stato maggiore marina, dice chiaramente “sulla base delle risultanze di un censimento iniziale di tutte le Imprese alimentari della M.M. (incluse le Capitanerie di porto) e del riscontro ad oggi di quelle già autorizzate da questo Ispettorato (Autorità Logistica Centrale), risulta che una parte considerevole di esse non abbia ancora ottemperato agli obblighi di “notifica e richiesta di autorizzazione all’esercizio di Impresa alimentare”;
6. Il 29/11/2017 CINCNAV avvisa le unità navali, a mezzo messaggio telegrafico, che, a seguito delle attività ispettive e conoscitive svolte nel 2017 ha evidenziato una attuazione non sempre aderente alle disposizioni impartite;
I laboratori della Marina militare non accreditati presso ACCREDIA, che assicurano solo parte degli esami previsti dal d.lgs. 31/2001 sono 3 e le informazioni sono reperibili ai seguenti link (Laboratorio analisi per La Spezia e Taranto e Sezione di Patologia clinica per Augusta):
https://www.difesa.it/Protocollo/AOO_Difesa/Marina/Pagine/MDMMLSP.aspx;
https://www.difesa.it/Protocollo/AOO_Difesa/Marina/Pagine/marispedaltaranto.aspx;
https://www.difesa.it/Protocollo/AOO_Difesa/Marina/Pagine/MINFRMAU.aspx .