“Come possono gli italiani riporre la loro fiducia nei vertici delle istituzioni militari che in queste ore si stanno dimostrando incapaci di difendere i diritti dei militari dai ripetuti attacchi che l’attuale maggioranza di Governo e i loro sodali stanno attuando contro i più elementari principi democratici, fino al punto di compromettere l’unità e la coesione interna della compagine militare?”
Questa è la domanda che il Partito per la tutela dei diritti dei militari e forze di polizia rivolge ai capi di stato maggiore delle Forze armate, Graziano, Errico, Girardelli e Vecciarelli ed ai comandanti generali dell’Arma dei carabinieri, Del Sette, e del Corpo della guardia di finanza, Toschi, a seguito della presentazione di alcuni emendamenti volti a prorogare per il secondo anno consecutivo il mandato elettivo degli organismi della rappresentanza militare che i senatori di tutti gli schieramenti politici, ad eccezione di quelli del M5S, hanno presentato nell’ambito della discussione del decreto legge “milleproroghe”.
“In molti oggi, dentro e fuori dalle caserme, aeroporti e navi militari, ci stiamo ponendo questa domanda alla luce del rischio che si concretizzi l’ennesima prevaricazione nei confronti degli uomini e donne in divisa che rischiano di essere privati ancora una volta del diritto di voto e ancorché tale rischio riguardi solo l’elezione dei nuovi membri dei Consigli della rappresentanza militare il fatto è comunque inaccettabile in uno stato di diritto.
La delusione che aleggia nelle caserme difronte al pericolo che sia ancora una volta prorogato il mandato elettivo dei gli attuali delegati della rappresentanza militare è sempre più evidente eppure voi, vertici delle istituzioni militari, non ve ne rendete conto o, volutamente, l’ignorate nonostante l’articolo 52 della Costituzione affermi che “L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”.
Voi, capi delle Forze armate e di polizia a ordinamento militare, vi state dimostrando sempre più spesso ostaggio, se non complici, delle scellerate decisioni delle forze politiche. Da voi non è giunta una sola parola sull’argomento, non un solo accenno di reazione davanti a questa ennesima e inaccettabile cancellazione di uno dei pochissimi diritti di cui sono ancora titolari i cittadini in divisa. Non avete fatto nulla per fermare questo ennesimo sopruso che, se portato a termine, finirebbe ancora una volta per minare profondamente la coesione interna della compagine militare e ridurre ancora quella già scarsa fiducia che gli stessi militari, cittadini italiani, hanno in voi e nelle istituzioni che siete stati chiamati a guidare.
La rappresentanza militare oggi si presenta come il più chiaro fallimento dell’istituzione militare e quindi della vostra azione nella tutela dei lavoratori con le stellette. Un fallimento, una incapacità – la vostra – che appare ancora più grave nello stesso momento in cui voi ne continuate a tollerare gli abusi, a concedergli privilegi e differenti trattamenti, anche di tipo economico, realizzando in tal modo quell’ingiustificabile diversità di trattamento tra militari che le norme dell’ordinamento non ammettono.
Se oggi la compagine politica che guida il paese è pervasa da una dilagante corruzione dei principi democratici e una sconfortante mancanza del senso dello Stato e della legalità, almeno voi, che all’alba della vostra carriera quei principi giuraste di osservare e difendere con il solenne giuramento di fedeltà alla Repubblica, non accettate e non permettere che ai nostri militari sia impedito ancora una volta il libero esercizio di un diritto previsto dalla legge.
Diversamente non potremo fare a meno di invitare i militari ad imbracciare le armi della ragione e della legalità e combattere per i loro diritti, nel rispetto di quei principi che voi oggi, ancora una volta, state lasciando alla mercé della politica dei politicanti e alle suppliche di coloro che pietendo la proroga intendo evitare che i militari si esprimano sul loro operato.